Il nuovo codice della crisi di impresa ha recentemente introdotto gli indici di allerta. Se le imprese si adegueranno ai suoi obblighi organizzativi in modo non solo formale, sarà l’occasione per un salto di qualità, in particolare per le cooperative.
IL NUOVO CODICE DELLA CRISI DI IMPRESA: TUTTO CIÒ CHE C’È DA SAPERE.
Da agosto 2020 sarà pienamente operativo il nuovo codice della crisi di impresa che, dopo oltre settanta anni, ha riformato in modo organico la disciplina fallimentare e ha introdotto le procedure di allerta. Quest’ultime si basano su due “pilastri”:
A. Gli obblighi organizzativi, secondo i quali le aziende devono dotarsi di “assetti organizzativi adeguati alla rilevazione tempestiva della crisi”;
B. Gli strumenti di allerta, che devono far emergere precocemente i casi di crisi.
L’obiettivo della riforma è duplice:
1. Favorire il risanamento di imprese che versano in una situazione di crisi temporanea;
2. Rendere più rapida e meno costosa l’uscita dal mercato di aziende che invece sono in una situazione per cui la crisi è irreversibile.
IL DOCUMENTO DEL CNDCEC: PER UNA CHIARA METODOLOGIA D’APPROCCIO.
Le norme hanno affidato al Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (CNDCEC) – l’elaborazione di indici puntuali, che fanno ragionevolmente presumere lo stato di crisi. A questo link è possibile consultare e scaricare l’intero documento inviato al Ministero dello Sviluppo Economico dal CNDCEC:
L’approccio alla difficile materia che gli esperti del CNDEC hanno individuato come preferibile, ha portato a costruire gli indici con una struttura ad un tempo “ad albero” e combinata, che cerca di intercettare i sintomi della crisi con una progressiva ed articolata serie di verifiche e comunque in una maniera tale da garantire agli amministratori e ai sindaci ampio spazio valutativo.
Il documento chiarisce dettagliatamente la metodologia di approccio, onde evitare – con una applicazione meccanica degli indici – il principale pericolo potenzialmente insito nel sistema prescelto dal legislatore per l’emersione anticipata della crisi: i falsi positivi, ma anche i falsi negativi.
Non a caso, per agevolare la comprensione delle logiche dell’intero lavoro, il documento è corredato da una utile Appendice Metodologica e prevede numerosi adattamenti alle specifiche realtà d’impresa.
COSA È PREVISTO PER LE COOPERATIVE?
Il documento elaborato dal CNDCEC prevede, tra l’altro, specifici indici di allerta per le start-up innovative, le imprese in liquidazione e le imprese neocostituite, ma soprattutto tiene conto di alcune specificità come il mondo delle cooperative e dei consorzi, anche per le situazioni in cui via siano crediti nei confronti della P.A.
Molto importante è senza dubbio il paragrafo 4.4, dedicato ad alcune specificità degli Indici delle cooperative. Il paragrafo tratta, in particolare, della estrema specificità del prestito sociale come debito della cooperativa, suggerendone una classificazione coerente con la sua natura e la sua dinamica concreta che questo debito riveste nella singola impresa. Viene trattato inoltre in maniera peculiare il tema dei rapporti debitori della cooperativa e dei consorzi verso i soci in ragione del loro legame con il rapporto mutualistico.
CRISI DI IMPRESA: LA CONSULENZA DI UN ESPERTO FA SEMPRE LA DIFFERENZA.
Quando si parla di crisi di impresa, si tende spesso a credere erroneamente che le cause siano ricercabili o nel prodotto/servizio obsoleto oppure nella generale crisi economica. Ma raramente la crisi di un’impresa dipende da un solo fattore, spesso è infatti il risultato di una serie di concause che possono portare al dissesto economico e finanziario, ad uno stato di insolvenza o comunque prossimo al fallimento. Come è facile immaginare, è di fondamentale importanza valutare le cause e le possibili soluzioni della crisi dell’azienda insieme a un team di specialisti, per individuare le migliori strategie attuative. Nella gestione della crisi d’impresa sono cruciali anche i tempi di intervento. Anticiparli significa definire le cause e i rapporti con i creditori prima che la situazione precipiti e si arrivi al fallimento. Per la via d’uscita, poi, diventa centrale affidarsi a un team di avvocati specializzati che, a fianco della società e dei suoi consulenti, possa costruire un piano di ristrutturazione «su misura» dell’azienda.